Spirometria avanzata
La Spirometria Globale, anche detta completa, richiede dispositivi aggiuntivi che ci permettono di valutare la quantità di aria che rimane nei polmoni dopo un’espirazione forzata (volume residuo) ed è molto utile nella diagnosi di enfisema polmonare.
Nell’ipotesi in cui il medico dovesse rilevare delle alterazioni dalla spirometria semplice, procederà con una valutazione più approfondita attraverso l’esecuzione di una spirometria completa, o globale.
L’obiettivo sarà, in questo caso, cercare di sfruttare il valore aggiunto di questo esame che consente di misurare anche la quota di aria che rimane nei nostri polmoni dopo un’espirazione massimale, ovvero il volume residuo, aumentato, ad esempio, nel caso di un enfisema polmonare.
La DLCO (Diffusione alveolo-capillare del monossido di carbonio) è il test, molto semplice da eseguire, che serve per esaminare lo scambio dei gas tra gli alveoli e i capillari polmonari.
Si esegue in tal caso una manovra respiratoria volta alla misurazione della velocità di passaggio dell’ossido di carbonio dall’aria al sangue.
Il test di DLCO è indicato, al pari della spirometria globale, già alla prima valutazione del paziente affetto da potenziali malattie cardio-polmonari e nel follow-up delle malattie che principalmente interessano il polmone profondo.
Tra le malattie che compromettono il polmone nella sua parte più profonda:
- fibrosi polmonari;
- malattie immunologiche del polmone;
- enfisema polmonare;
- ipertensione arteriosa polmonare.
Per effettuare il test il paziente respira attraverso un boccaglio connesso allo spirometro.
Dopo alcuni respiri lievi e senza mai staccarsi dal boccaglio, il paziente viene invitato ad espirare velocemente svuotando completamente il suo polmone.
Segue un’inspirazione profonda durante la quale il paziente inala un gas costituito da aria miscelata ad una bassissima percentuale di CO (0.3%) e metano (0.3%) e trattiene il respiro per 10 secondi al termine dei quali espira velocemente.
Problematiche nel post Covid: prova della funzionalità respiratoria
La pandemia Covid-19 ha impattato fortemente sulla salute pubblica mondiale, specialmente sull’apparato respiratorio, causando nei pazienti che ne hanno sofferto, diverse problematiche correlate.
L’infezione da Covid può causare danni cronici alla funzionalità respiratoria, pertanto è necessario seguire i pazienti anche dopo la fase acuta della malattia e rispettiva guarigione.
Il recupero funzionale può durare 6-12 mesi e talvolta non essere completo.
La causa di questo risiede nella fibrosi polmonare: il tessuto del polmone diventa rigido e, come conseguenza, si riduce la funzione polmonare.
Secondo alcune statistiche la sindrome post Covid colpisce tra il 50% e 80% di coloro che sono usciti dall’infezione indipendentemente dal livello di gravità con cui sono stati colpiti. I sintomi più frequenti della sindrome post Covid sono:
Preparazione per il paziente
Non è prevista una specifica preparazione per l'esame, ma vi sono accorgimenti e consigli utili da adottare.
È consigliato evitare di:
- assumere farmaci che interferiscano con la funzionalità respiratoria nel periodo precedente l’esame o, in alternativa, è bene avvisare chi esegue l’esame fornendo dettagli sul nome, dosaggio e ora di assunzione del medicinale;
- fumare almeno l'ora prima del test;
- sottoporsi a sforzi fisici importanti nella mezz’ora precedente;
- consumare pasti abbondanti nelle 2 ore precedenti o ingerire alcoolici nelle 4 ore precedenti l’esame;
- indossare abiti non comodi che impediscano i movimenti del torace (es. busto ortopedico).
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